Angeli dei Sette Chakra |
 Gli Angeli dei Chakra si rivolgono ad animi in cammino verso un sempre maggiore e consapevole equilibrio personale.
Donarsi o donare un angelo dei Chakra è un gesto colmo di simboli e significati.
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Molti credono che i tarocchi siano un antico gioco da cui derivano anche le carte napoletane; altri le considerano uno dei tanti modi per predire il futuro, roba da ciarlatani o banale passatempo. Quanti sanno che i tarocchi si possono considerare il primo libro del mondo? Quanti sanno che di questi archetipi ha parlato Abramo, nel suo Libro dei Fondamenti e prima di lui Enoch, il settimo discendente di Adamo, rapito in cielo a leggere la storia del mondo nelle Tavole Celesti? Si dice che Thot abbia donato agli egiziani i 22 segni che corrispondono agli Arcani Maggiori, ma in realtà, quello che gli Egiziani chiamavano Thot, i Greci Ermete Trismegisto, gli Ebrei Melchisedech, era l’antichissimo re Sargon di Accadia, il Re Vero, fondatore e sovrano del primo e più vasto impero del mondo, quello che aveva insegnato all’umanità antidiluviana della Mesopotamia l’agricoltura, le tecniche per la lavorazione dei metalli, la musica, la scrittura.
Il linguaggio da lui inventato e diffuso oltre 5700 anni fa nelle sessantacinque nazioni che formavano il suo immenso impero (si trattava dell’Eden e cioè di Atlantide, come in seguito vi dirò) era basato sui ventidue archetipi che corrispondono alle funzioni fondamentali su cui si fonda l’intero universo. Questo è un lungo discorso, ma è la nostra storia, la vera storia dell’uomo, e ne parleremo un po’ per volta.
Per ora voglio raccontarvi la mia prima esperienza coi tarocchi per mostrarvi come essi possano servire non tanto a predire il futuro (quest’uso deriva dagli antichi sacerdoti ebrei coi simboli detti terafim: di qui il termine tarocchi), ma ad orientarci nell’auto-conoscenza, come aiuto per vivere meglio, proprio come il serio studio ed uso dell’astrologia.
Dunque, stavo partecipando ad un seminario sui tarocchi: dopo l’introduzione teorico-metodologica della sera precedente, ora, seduti intorno ad un grande tavolo su cui erano disposti gli Arcani Maggiori, eravamo a turno invitati a fare la nostra esperienza.
“Scegli una carta: quella che maggiormente ti attrae”.
Già mi ero preparata a questa richiesta, ero stata incerta tra l’Appeso, l’Eremita e il Matto, ma il Matto era proprio lì, davanti a me (in fondo, non sono un po’ matta anch’io?)
Questo arcano si può considerare sia l’ultimo, il ventiduesimo, sia il numero zero. Rappresenta simbolicamente la fine di un percorso, già pronti a rimettersi in cammino, ad iniziare una nuova tappa. |
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 Ciò è rappresentato molto bene in questo particolare mazzo di “Tarot Maçonnique” di B.P. Grimaud (France Cartes).
Si vede un viandante col suo bastone ed un fagotto in spalla che, di buon passo percorre un sentiero che forma una spirale ad S, lungo il quale la sua figura viene ripetuta per quattro volte, in orizzontale, in verticale, in diagonale.
All’orizzonte, il sole illumina la via e le sue nove punte recano la scritta SAPIENTIA. Un raggio tocca il piede sinistro del folle-pellegrino, con la scritta FOLIA.
La lettera ebraica in basso a destra è la Shin, il vascello di Sargon, simbolo della Shekina, la presenza della Divinità tra gli uomini.
Questo arcano quindi rappresentava tutte e tre le carte tra cui avevo fatto la mia prima scelta, quella consapevole. Era l’eremita che, illuminato dalla sapienza del sole divino, riprendeva il suo percorso. Il cammino dell’iniziato ai molti non illuminati appare quello di un folle. Ma lui sa bene dove andare e procede con decisione, sapendo che lungo quel percorso a spirale dovrà spesso abbandonare vecchie posizioni, vecchi punti di vista; potrà perfino trovarsi a testa in giù, come l’appeso, senza mai perdere l’orientamento della Stella.
Questo arcano richiama la figura del mistico, del filosofo, dello sciamano, del saggio zen, di Parsifal (il puro folle), le memorie del Pellegrino Russo tramandate dai monaci del Monte Athos…..
Il fagotto di colore rosso dietro le spalle indica un carico emotivo non elaborato che appesantisce il cammino. © A.Rossi - Tutti i diritti riservati. È vietato utilizzare questo testo, anche parzialmente, senza autorizzazione.
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